1. Scusa, Dio, posso riavere la mia faccia?
    Se hai finito di prenderla a calci, dico

    AvatarBy The australian skin il 14 Mar. 2016
     
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    Un certo astio verso i lunedì è sempre manifesto, da parte di garfield e del mondo mondiale. Tuttavia questo è un po' più specifico, tra le peme esistenziali della mia dolce, i melodrammi di mia madre e gli attentati tipo Isis di mio padre.

    Che è una battuta razzista, ma io la posso dire, piccolo vantaggio di avere la pelle australiana.

    Che poi capirai, le poche volte che ho cercato di fare razzismo in modo ironico perché sono straniero, non hanno capito e si sono offesi lo stesso.

    Andiamo in ordine sparso, cominciamo dal succitato padre. Chiamarlo padre è un po' banale, però, devo trovare un nome che inquadri bene il personaggio. Fuma tanto ed è sempre vestito di scuro, magrissimo, barba incolta o, peggio, pizzetto alla Cardinale Richelieu. Lo chiamerò Ritchie, Ritchie Grigiofumo.

    Allora Ritchie è un po' che rompe: non mi ha ridato i soldi dell'assicurazione, non mi darà quelli della prossima rata, dice, non mi pagherà nemmeno le tasse universitarie, mi chiama il giorno prima o il giorno stesso per qualunque cosa, mi ci fa mettere i soldi e mi riempie di piccoli pagherò.

    Non è un problema, è una noia. Con Ritchie Grigiofumo è meglio averci a che fare il meno possibile.

    Domani mi vuole a Milano per andare a prendere zio con lui e l'altro zio.

    Onestamente ci sarei andato più volentieri solo con suo fratello o, al limite, solo con lui.

    Il fratello, che chiameremo Randy, è il classico 50enne a cui hanno dimenticato di dire la sua età. Randy ti saluta dicendo "ciao, giovane! Che si dice, trombi?" Non è troppo imbarazzante, se gli dai corda ridi un sacco!

    Invece Ritchie si scandalizza alla prima parolaccia, ritiene che l'espressione "come va?" sia offensiva e con lui si può parlare solo di cose che non lo riguardino affatto, o comincia a trattarti come una spia del KGB.

    Ora, per quanto io possa relazionarmi con ognuno di loro, con tutti e due insieme mi risulta davvero troppo impegnativo.

    Poi magari domani mi sveglio pieno di buoni propositi. Magari.

    La mia bella, invece. Con tutto il caos dell'attuale situazione lavorativa, non trova prospettive durevoli e vuole andare a vivere a Londra.

    Posto che è la stessa idea che ha mia sorella- il cui valore professionale si ferma, però, a sdraiarsi davanti a una porta per bloccare gli spifferi e che conosce solo l'inglese dell'Avellino sud orientale- e questo la svaluta a priori, mi rendo conto che sarebbe una bella idea.

    Ma a fare la ragazza alla pari?! Non ce la vedo neanche un po'. Non è questo il punto, comunque, è semplicemente che l'idea di perderla mi fa a pezzi. Mi lascia una sensazione di vuoto dentro al petto.

    Ed ecco che l'ho rifatto. Ho messo la mia vita in subordinazione alla vita di coppia.

    Ci ho pensato molto, correndo. Se andasse davvero io la seguirei. Non importa quanto tempo ci metterei, terrei la testa bassa e ce la metterei tutta per raggiungerla il prima possibile.

    Per quanto la cosa mi strapperebbe il cuore dal petto.

    E per finire c'è mia madre. Guarita dal cancro deve fare le sue visite di controllo e si vuole portare dietro l'orango. Le ho detto che può portarlo, chiedendole che la cosa mi fa del male. Che scelga lei. Io agirò di conseguenza nel futuro.
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