1. Krampus
    Senza parole

    AvatarBy The australian skin il 13 Oct. 2017
     
    0 Comments   8 Views
    .
    Da febbraio a oggi è tutto ed è niente. È decisamente troppo tempo che non scrivo al punto da pensare che sia una sorta di crampo alle dita (da cui il titolo, che è anche il mostriciattolo che porta il carbone ai bambini cattivi a Natale), ma ora che riprovo a muoverle sopra la tastiera sanno benissimo quello che devono fare, quella manciata di soldatini ben addestrati che, anche quando non sono in trincea, sanno bene come tenersi in forma.

    Direi che sia perché non c'è niente di cui parlare, ma invece c'è. Diamine se c'è. Ed è un "diamine" compromesso per non scrivere volgarità, cosa che non amo fare, come regola generale. Oh, regola generale si dice "Rule of thumb", che si lega bene al discorso dei soldati e le dita di prima e ora sto pensando al Generale Pollice, che non si immischia nella guerriglia dita-tastiera, ma supervisiona dall'alto (ma nemmeno troppo), con gli scarni aiuti diretti come tenere premuto "Alt" quando voglio scrivere la "e" accentata maiuscola (perché mettere l'apostrofo è da bifolchi).

    Ce n'è da parlare e quindi anche da straparlare, a straripare. Non ci riesco solo. L'elefante nella stanza è che è morto Nino. Da un mese e mezzo. E io sono sommariamente sereno. Che non è possibile. Succedono miracoli attorno a me e io guardo semi-compiaciuto, come quando succedono dietro il telone di un cinema (che, tecnicamente, succedono alle nostre spalle, nel proiettore e in realtà nemmeno, perché quelli non succedono). Succede che, quando porto il modellino dello Spider per Carot alla Botte, decido di passare a vedere come si sono incollate le pietruzze al plastico (soddisfatto, by the way) e, come avevo fatto la prima volta, parlo ad alta voce immaginando di parlare con Nino. Non credo che nessuno mi considererebbe pazzo per questo, nemmeno se qualcuno effettivamente mi vedesse: è pieno di pazzi per strada che parlano da soli mentre fanno cose e un attento osservatore può dedurre che siano al cellulare con un auricolare e un osservatore scettico ribatterebbe che il primo osservatore non può provarlo e il primo osservatore si rifarebbe deridendo il secondo screenshottandone il post che dice che il sole è un portale di luce in un certo gruppo whatsapp, dove un'altra ritrova sfruttata senza citazione una propria segnalazione su un post altresì squinternato. Yowzah, quattro righe (qui nell'editor) da quando ho raccontato che parlo con il plastico di Nino! Verba volant, scripta manent, ma qui volant anche i primi, né! E comunque parlo a Nino, che è piccolo piccolo adesso e sta dentro al plastico, di come Botte dica che Carot se la stia passando male e gli dico che andremo a trovarlo, parola di lupetto.

    Nel mentre -cambio paragrafo solo per farvi riprendere fiato- Log si sta mettendo a letto e sta per sognare Nino, al cinema, che lo rimprovera, per poi trovarsi un mio messaggio alla mattina che gli dice che dobbiamo fare questa missione. Dal suo punto di vista è miracoloso, dal mio meno. E non è che non creda nei miracoli, è che credo fermamente che le coincidenze siano sottovalutate. Cioè, tu lanci i dadi e speri in due sei, che alla fine usciranno pure. Una volta su trentasei, che non è come dire una ogni trentasei. A volte ti riesce due volte di fila e altre non ne vedi per mesi. Ma questo per due dadi, qui parliamo di... uh, sapete che fare il conto, anche come ordine di grandezza non è affatto facile?

    Il punto è che, per quanto gli rosicasse, Einstein aveva torto, almeno fino a prova contraria: Dio gioca ai dadi. I quanti hanno un comportamento completamente casuale, sebbene alle volte -forse proprio per questo- è proprio quello che serve essere. Non è che non abbia senso, non ha il senso nostro, ne hanno uno loro e, tutti insieme, sembra essere tutt'altra roba. Un po' come le stelle che se ne stanno per gli affaracci loro e, un bel giorno, un greco romantico dice "quelle sono il disegno del centauro che ha addestrato Ercole" e da allora stelle che manco si conoscevano di vista, alcune già morte, alcune mostruosamente grandi, che, per puro caso, da una distanza assolutamente ridicola, sembrano un ibrido (Capaldi intensifies) uomo-cavallo, e manco per davvero, solo con le fenomenali droghe di cui disponevano all'epoca, vengono classificate insieme e una di loro sarà probabilmente la prima meta di viaggio interstellare -ossia Proxima Centauri, "dietro l'angolo" per scale galattiche-. E, secoli dopo, un bretone un po' meno romantico dice "ah, guarda, quelle stelle sembrano una teiera", ma forse l'ha fatto apposta per non dare ragione ai bruti di oltre Manica. E comunque i quanti fanno quello che gli pare -e, aggiunge Shroedinger, al contempo non lo fanno-. Sta di fatto che da quelli partono tutti i bosoni che dicono a tutti i fermioni se debbano fare l'elettrone o un nucleone (quanti "oni" per robe tanto piccole!) il mercoledì e quelli decidono proprio di fare la molecola di un neurotrasmettitore nel cervello di Log e quest'ultimo decide di essere parte degli impulsi neurali che governano il sogno del mio amico, per dirgli una cosa che andrà a supportare l'iniziativa mia (che, secondo questo schema di mio non ha un bel nulla) per andare da un altro mio amico a dargli conforto. Tutto come se Nino avesse alzato la cornetta (dovete sapere che un tempo, nell'antichità, si telefonava in questo modo) e chiamare tutti per dirglielo.

    Doppio sei. Ma rendetevi conto di quale sia la differenza: qui parliamo di casi statistici assurdamente più improponibili! Tanto improponibili che dovrei compiere un nuovo sproloquio per farvi capire quanto sia assurdo anche solo pensare di descriverli! Come se ogni singolo abitante della Terra passasse tutta la propria vita a far cadere in burroni tir pieni di dadi in modo che rotolino per i fatti loro e tutti, ma proprio tutti, fanno 6! Quante volte bisogna fare questo esperimento per riuscire?! Basterebbe la vita dell'universo?! No! Non penso!

    MatPat -youtuber- ha fatto un conto su quanto dovrebbe durare un video che si propone di ripetere tutti gli episodi dei Simpson ogni volta che pronunciano una sillaba nell'era glaciale e ogni volta che dicono una consonante nei Simpson viene riprodotto ogni video di youtube e un altro paio di regole del genere, ottenendo il risultato che non basterebbe l'intera durata dell'universo per riprodurlo. Credo che siamo su questi livelli di tempistiche per fare un tiro del genere.

    E allora come diavolo ha fatto Nino?! È semplice. È vero che fare due sei su due dadi è difficile, ma due sei su quattro dadi è il doppio più facile. E Nino? Nino tirava un sacco di dadi.

    La prossima volta che tirate un dado, cercate di sentire il rumore che fa quando rotola. Quello è Nino che sta ridendo.

    Non riesco a pensare a quanto mi manchi, amico mio.
      Share  
     
    .
 
Top